Come Sopravvivere ai Tempi del Distanziamento Sociale

DAVIDE DONGHI
9 min readMar 26, 2020

--

Nel film Cast Away Tom Hanks interpreta Chuck Noland, un agente della FedEx che a causa di un’incidente aereo precipita in mare a largo della Thailandia.

Chuck ha la fortuna di salvarsi da solo e di rimanere quasi del tutto incolume, per di più si ritrova vicino ad un’isola sulla quale può mettersi in salvo in attesa dei soccorsi.

C’è un problema però, l’aereo si era allontanato parecchio dalla rotta prestabilita e nessuno sa dove si trovi. Inizia così un lungo periodo da naufrago solitario che vede il nostro personaggio impegnato in una dura lotta per la sopravvivenza.

Oltre alle problematiche legate al cibo, all’acqua, al fuoco e alle altre necessità primarie Chuck si ritrova anche con un altro problema; Il suo lungo isolamento gli fa provare i veri effetti devastanti che causa la solitudine. Così sull’orlo della pazzia scopre un amico in una palla da volleyball recuperata dal relitto dell’aereo.

La palla ha una macchia fatta dallo stesso Chuck con una mano insanguinata che disegna un’immagine che sembra una faccia tribale; Chuck ci vede il volto di qualcuno con cui parlare, così la palla diventa una specie di amico immaginario che viene chiamato Wilson, come la marca dell’oggetto stesso.

Resiste per ben quattro anni, aiutandosi soprattutto con questo pallone di Volley con cui porta avanti una comunicazione continua e relazione sociale immaginaria per sopravvivere all’isolamento.

Ognuno è solo, ed’ è un naufrago in questo mondo, ma la relazione immaginaria di Chuck con il suo pallone nel film Cast Away contiene un messaggio simbolico cruciale per la nostra sopravvivenza come esseri umani anche e soprattutto rapportata ai giorni nostri alle prese con la pandemia da coronavirus e alla distanza sociale obbligata.

Prendendo spunto infatti da questa bellissima storia, ma supportato anche da dati scientifici consolidati, si può affermare che l’isolamento prolungato nuoce gravemente alla nostra salute fisica e psicologica.

Dunque, non prendiamoci in giro, la solitudine, la depressione, e la mancanza stessa di movimento giornaliero con tutti i conflitti che queste cose contribuiscono a generare, possono altresì essere pericolosi quasi quanto la malattia da Covid-19.

Stare troppo tempo da soli, dentro le nostre case, e sostituire i rapporti umani con gli scambi su Facebook, Instagram, Whatsapp o le piattaforme di video-chat è dannoso per la salute persino come fumare 15 sigarette al giorno.

E’ proprio questa la tesi di un gruppo di ricercatori della Brigham Young University, sita nella Salt Lake Valley, che nel 2015 hanno verificato una serie di effetti a catena della solitudine sul nostro organismo: squilibri ormonali, malumore e, di conseguenza, maggiore vulnerabilità a infezioni e malattie di vario genere.

E se con bassi livelli di socializzazione il corpo s’indebolisce, anche la mente è ovviamente meno “brillante”.

E Non mi stupisce questa scoperta. Quando ti isoli o stai troppo poco con gli altri o per nulla, chiudi tutte le porte dell’intelletto e i tuoi pensieri ristagnano. Esattamente come l’aria in una stanza se non apri mai le finestre.

Le relazioni vere, quelle “in carne e ossa” in cui ci si vede, si parla, si fa qualcosa insieme, invece, sono uno scambio reciproco di parole, idee, emozioni, che hanno il potere di trasformarti.

Dopo una chiacchierata con un amico, un collega, un vicino di casa tu non sei più la persona di prima. Il contatto umano ha innescato una scintilla mentale: un punto di vista diverso, una riflessione inedita, un consiglio strategico che a te non sarebbe venuto da solo.

In altre parole, ti si accende il pensiero creativo che aumenta la qualità e la quantità del tuo ragionamento.

In aggiunta un isolamento prolungato può essere pericoloso anche perché rischia di limitare drasticamente la quantità di esercizio fisico fatto da ognuno di noi. L’inattività forzata è particolarmente dannosa per le persone affette da patologie preesistenti, quindi anche e soprattutto per gli anziani, ma può essere un problema anche per persone fisicamente sane e dunque per i giovani.

Ma purtroppo ormai che un numero sempre più alto di paesi in tutto il mondo ha adottato misure di quarantena molto rigide, il famoso lockdown per affrontare la pandemia da coronavirus, ciò fa crescere il numero di persone che si trovano a fare i conti con gli effetti secondari e indiretti di questo nuovo modello di vita basato sull’ autosegregazione.

Medici e psicologi iniziano ad avvertire i governi che per gli individui particolarmente fragili, e non solo, questi rischi nel medio-lungo termine possono essere persino superiori a quelli causati dal contagio.

In realtà anche il nostro comitato tecnico-scientifico aveva avvertita inizialmente il governo di questi rischi, ma con il passare delle settimane non sono stati più considerati e messi da parte, aggiungo, secondo la mia modesta opinione, sbagliando.

È una situazione davvero paradossale. Mentre da una parte Il distanziamento sociale è necessario per fermare il contagio, dall’altra parte questa stessa strategia può contribuire a peggiorare la nostra stessa salute generale.

Insomma abbiamo sentito troppo parlare i nostri politici e scienziati su cosa non fare per riuscire a fermare il contagio da Covid-19.

Adesso è tempo di parlare di cosa possiamo e dobbiamo fare per sopravvivere e riprenderci le nostre vite.

Dire ogni giorno “State a Casa” e bombardare le persone solo con questo tipo di comunicazione in Italia e in tutto il mondo non ci porterà lontano.

Si deve iniziare a dare un altro tipi di messaggio, e rivedere anche le norme restrittive sulla distanza sociale che devono essere più costruttive e di buon senso e meno coercitive.

Non dobbiamo continuare a farci prendere dal panico, come è accaduto, ma trovare il giusto equilibrio.

Stiamo invece assistendo purtroppo a un teatrino continuo dove i nostri governanti, primi responsabili di questo disastro, insieme agli organi di comunicazione addossano ai cittadini la colpa del contagio.

Infatti per loro l’untore è solo chi oggi esce di casa per andare a fare una passeggiata, da solo e senza il rischio di infettare nessuno.

Ma il vero untore di questa tragedia è colui che ha privatizzato una grossa parte del sistema sanitario e tagliato i fondi a quello che rimaneva del pubblico negli ultimi venti anni, rendendolo impotente a questa emergenza.

L’untore è colui che ha continuato a tenere in piedi la burocrazia di questo paese senza risolverla minimamente e che non ci permette neanche di comprare delle mascherine e dispositivi medicali all’estero in poco tempo per i nostri medici e infermieri.

L’untore è colui che continua a tenere aperta la sua azienda di produzione, nonostante non sia realmente parte della filiera essenziale.

L’untore è colui che continua ad andare contro la natura, la nostra terra stravolgendo il nostro eco-sistema, inquinando e disboscando il più possibile a favore di profitto e business.

Ma torniamo ora a ciò che noi nel nostro piccolo possiamo fare come normali cittadini per superare questo periodo nel miglior modo possibile.

A questo riguardo molti esperti di emergenze, psicologi ed epidemiologi in tutto il mondo affermano che ci sono almeno quattro strategie comportamentali da mettere in atto in situazioni di emergenza come questa, per crearci un “antidoto” e per aiutarci a compensare tutte le cose che non stiamo facendo, ma che sono fondamentali per la nostra vita.

1) MUOVERSI, MUOVERSI, MUOVERSI

In primo luogo, adesso chiunque sia in grado di fare esercizi fisici dovrebbe farne di più, ed ogni giorno.

L’esercizio fisico riduce lo stress e aumenta il buon funzionamento immunitario.

Le attività all’aperto sarebbero state perfette, ma ci hanno imposto di non fare neanche quelle e dunque ci dovremo riorganizzare, adattandole a fare nelle nostre case.

Fare una breve passeggiata, andare in bicicletta, sono tutte attività determinanti, afferma sul Washington Post lo stesso Caitlin M. Rivers, epidemiologo presso il Johns Hopkins Center for Health Security negli Stati Uniti.

Sarebbe stato utile farlo anche con un amico, aggiunge lo scienziato, a distanza di sicurezza ovviamente e supponendo che entrambi si sentano in buona salute e non siano tra i gruppi considerati ad alto rischio.

Il nostro obiettivo generale è ridurre sicuramente il numero di contatti che abbiamo con altre persone, ma dobbiamo comunque trovare un compromesso vitale.

Altrimenti salveremo le persone dal contagio del Covid-19, ma creeremo le condizioni per altre patologie altrettanto dannose per il nostro organismo.

2) NON ABBANDONARE LE RELAZIONI SOCIALI

In secondo luogo, la chiusura sociale totale è estremamente dannosa.

Le relazioni sono funzionali per il sistema immunitario quanto l’esercizio fisico.

Sempre alla Brigham Young University la meta-analisi svolta che ha analizzato i risultati di 148 studi e in cui sono state coinvolte più di 300.000 persone per una media di otto anni, i ricercatori negli US hanno scoperto che le relazioni sociali positive davano alle persone una probabilità del 50% in più di sopravvivere nel tempo rispetto alle persone con legami sociali deboli.

E questa connessione ha avuto un impatto maggiore sulla mortalità rispetto alla cessazione del fumo ad esempio.

Julianne Holt-Lunstad, professore associato di psicologia alla Brigham Young University e coautore dello studio, dopo la ricerca ha affermato: “Non credo che tante persone riconoscano che le nostre relazioni possono avere un impatto così importante sia a livello fisico che emotivo”.

Dunque per mantenere oggi attive le nostre relazioni nella situazione paradossale in cui ci torviamo, il telefono o le videochiamate possono l’unica nostra linfa vitale.

Ad esempio nella mia attività quotidiana durante la quarantena, ho fissato un obiettivo personale per parlare, ma parlare veramente e non mandare messaggi, con due o tre amici, vicini di casa anziani o familiari al telefono ogni giorno fino a quando questa pandemia non si esaurirà.

L’unico lato positivo di ogni disastro è che almeno le persone hanno un forte impulso ad aiutarsi a vicenda. Finora ho visto la stessa tendenza manifestarsi tra amici e vicini, nonostante le distanze sociali, e tutti dobbiamo lavorare per continuare in questa direzione.

Il coronavirus ci dà una scusa per fare un monitoraggio delle nostre relazioni e laddove possibile migliorarle.

3) UTILIZZARE LA MEDITAZIONE PER UNA MAGGIORE CONSAPEVOLEZZA DI SE’

In terzo luogo se finora abbiamo resistito a questa tendenza, ora potrebbe essere il momento di riconsiderarla.

La meditazione riduce l’infiammazione e migliora le nostre funzioni immunitarie, annullando quasi del tutto il danno da autoisolamento.

Vi sono prove scientifiche che la preghiera può avere un effetto altrettanto simile.

Ma come fare una meditazione in casa?

Esistono varie possibilità come portare l’attenzione al respiro, al corpo, a una lettura, al camminare o a dei movimenti.

Basta un posto tranquillo nei nostri rifugi domestici dove abbiamo la possibilità di non essere disturbati per almeno una mezz’ora, un tappetino da ginnastica, un cuscino, un panchetto o anche una semplice sedia.

Portare l’attenzione sul respiro, sentire le sensazione che il respiro porta al corpo, accorgersi di quando ci si distrae e riportare l’attenzione al respiro, lasciar andare i pensieri ed evitare di essere giudicanti.

La distrazione è quanto di più naturale esista, l’importante è accorgersi di essere distratto.

Magari vorreste essere meno ansiosi o aggressivi, sbirciare meno lo smartphone e dedicare più attenzione ai figli o partner, avere più lucidità sul lavoro o tante altre cose.

Più vi accorgerete di non esserci riusciti quella volta più state acquisendo e allenando la capacita di riuscirci la prossima. L’attenzione e la consapevolezza, come un muscolo, hanno bisogno di allenamento e aspettarsi che tutto cambi subito è sbagliato.

Provate piuttosto a riconoscere il vostro stato d’animo, l’emozione che state provando e i piccoli miglioramenti che farete.

Tutto ciò è molto più utile di quanto non lo sia per altre cose che facciamo in questi giorni, come ad’ esempio l’assunzione di multivitaminici o il seguire diete particolari.

4) MOSTRARE GRATITUDINE AL PROSSIMO E FARE VOLONTARIATO

Per finire vorrei porre l’attenzione su un’altra emergenza.

I divieti del governo e delle regioni, l’obbligo delle distanze fisiche, il non poter mangiare troppo vicini in mensa, il timore del contagio, l’assenza di spazi per dormire rende tutto estremamente difficile per i poveri.

Gli Ultimi, i senza casa, gli anziani che vivono soli hanno paura e devono continuare ad essere aiutati.

E chi li assiste si trova in difficoltà. Il Coronavirus sta minando la delicatissima struttura del volontariato diffuso in tutte le nostre città.

Serve l’impegno delle istituzioni prima di tutto e delle persone dopo nel loro piccolo per gestire anche questa emergenza.

E ricordiamoci di fare ogni giorno qualcosa anche di semplice, per le persone più fragili, come ad esempio andargli a fare la spesa o altre cose essenziali, prendendo sempre le dovute precauzioni.

Il volontariato dà un senso e uno scopo a tutti e riduce l’ansia.

Ovunque colpiscano, i disastri hanno un modo per rivelare le nostre debolezze preesistenti.

Ma per fortuna aprono anche tante opportunità.

Ciò però non succede automaticamente. Dobbiamo cogliere l’occasione, senza panico.

I virus possono essere molto contagiosi, ma lo è di più il coraggio delle persone.

--

--

DAVIDE DONGHI
DAVIDE DONGHI

Written by DAVIDE DONGHI

Writer, Author, Psychologist, Career Coach

No responses yet