Il Titolo Professionale Non è Tutto
Ho lavorato come cameriere, venditore, selezionatore, consulente, formatore e anche orientatore per i servizi sociali. Ho persino intrapreso una carriera come scrittore per giornali online internazionali.
Mi sono trovato sempre bene, anche se in tanti ruoli diversi, ma mi annoio facilmente e desidero sempre provare qualcosa di nuovo.
Di una cosa però adesso sono assolutamente sicuro. Non mi piace essere etichettato con un semplice titolo professionale, anche se rilevante e di impatto, su un biglietto da visita o sulla Headline di LinkedIN.
Inoltre alla soglia dei 50 anni ho deciso di vivere diverse esperienze contemporaneamente.
Non posso più sfuggire alla mia natura semplicemente limitandola.
Ma se pensiamo a quando eravamo bambini, una delle domande frequenti che ci ponevano era: “cosa vuoi fare da grande?” “Chi vuoi diventare?”. Normalmente in quei casi le risposte erano le più svariate: “voglio essere un vigile del fuoco, un infermiere, un dottore, l’astronauta, il poliziotto… ecc.”
Questo desiderio di identificarci con il lavoro, tanto più con un solo lavoro, si è insinuato lentamente dentro di noi mentre stavamo crescendo e ora è diventato una costante realtà, spesso un peso insopportabile, da cui non riusciamo più a sottrarci facilmente.
Ha finito per modellare le nostre identità.
Col tempo ho però compreso che, senza un chiaro valore e significato, il titolo professionale è poca cosa. Un semplice indicatore di status, tra l’altro ormai fuori moda.
Sottolinea distinzioni superficiali tra le persone e alla fine le incoraggia più a puntare per una promozione o per un lavoro successivo con un titolo magari ancora più strepitoso, invece che per una crescita professionale vera e propria.
Insomma la maggior parte delle persone si aggrappa a queste magiche, ma fuorvianti definizioni di sé.
In questo modo si ottiene la giusta quota di riconoscimento nella società, l’avere un ruolo ben definito in essa, che protegga dall’incertezza, dal caos, e dall’estenuante ricerca di consapevolezza.
La mente prevale sull’anima. Il conscio sull’inconscio.
Ma se ti stai accorgendo di avere tale tendenza utilizzando solo la tua mente per definire la tua carriera, allora fermati.
Sei molto più del tuo biglietto da visita e della headline su LinkedIN.
La tua identità professionale è uno dei pezzi più grandi del puzzle della tua vita e non può essere circoscritta con una semplice definizione, anche se molto “cool” da mostrare agli altri.
Se hai deciso di fare personal branding devi innanzitutto dare significato a quello che fai, a come lo fai e poi solo alla fine riuscirai veramente a trasmetterlo agli altri.
Ma innanzitutto devi essere tu il primo cliente di te stesso.
Come?
Impara a riconoscere che sei un insieme complesso costituito da tanti aspetti: carattere, competenze, valori, emozioni, capacità, debolezze, paure e desideri.
Avvicinati più intensamente alla tua anima, alla tua zona d’ombra, ascoltala, comprendila e poi seguila.
Certo non sarai mai sereno e tranquillo se vivrai la tua carriera prevalentemente con l’anima, ma risulterai una creatura più viva, meravigliosamente libera, selvaggiamente inquieta.
Se non te la sentirai potrai sempre rimanere ancorato ai tuoi titoli professionali e controllare la tua carriera solo con la mente raccontadoti di essere un: project manager, recruiter, head operations, managing director, trainer, team leader…e tanto altro.
Questo nel breve termine ti permetterà di trovare un equilibrio, quel castello di serenità immune al caos, alle passioni, ai conflitti e alle incertezze. Sarai perciò soddisfatto nell’aver raggiunto uno status e rassicurato dal riconoscimento sociale conseguente.
Ma la fregatura è che ti sentirai appagato, limitando o addirittura bloccando il tuo processo di crescita.
La mente ti porta verso la sobrietà e al mantenimento di uno status quo, l’anima invece ti fa vivere tra saggezza e follia, in un mondo di mezzo dove ogni cosa è collegata e dove puoi stare in equilibrio una frazione di secondo alla volta, il tempo di mettere un piede davanti all’altro prima di ricadere.
Ma non fa nulla, perché più cadi e ti rialzi, più sarai autentico, maturo e libero.
Dunque se accetti questo cambiamento di visione indirizzerai la tua carriera dove c’è l’essenza della vita e del cambiamento, oltre i tuoi limiti, verso i tuoi reali desideri, verso la tua natura.
Daresti finalmente significato alle tue azioni giorno dopo giorno.
La tua carriera è un pò come una caccia al tesoro, ma tu non stai cercando realmente quel tesoro. Stai scrivendo continuamente una mappa, la tua mappa, che ti permetterà di fare un viaggio intenso di esplorazione che non finirà mai.
Quel viaggio con tutte le cose che scoprirai e imparerai strada facendo è la tua destinazione, il tuo tesoro.
Quel viaggio sei tu.