La strada più Lunga è la più Breve per Tornare a Casa
“The longest road out is the shortest road home”
-Irish proverb
Ho vissuto fino a poco tempo fa con la sensazione di nascere distante migliaia di chilometri da casa mia.
Mi sono sempre sentito così lontano.
E così ho cominciato a viaggiare costantemente per giungere lì.
È stato un percorso lungo ed estenuante, fatto di scoperte, paure, smarrimenti e parecchie inversioni a “U”, perché il cuore mi portava da una parte e la testa da un’altra; ma alla fine ho sempre scelto il cuore.
Ho viaggiato per perdermi nelle persone, nei luoghi, nei lavori più disparati, invece di ricercare il mio centro, la mia vera origine. Mi ero talmente abituato a rincorrere la felicità altrove che pensare di trovarla nel mio zaino mi sembrava impossibile.
Muovermi continuamente è stato un tentativo per smarrire la mia ombra, correndo più veloce di lei e pensando di riuscire a lasciarla indietro per la strada.
Ma praticamente non ha mai funzionato.
Forse credevo di potermi separare da quel lato di me che non capivo, che mi spaventava, che non conoscevo.
Avevo una paura folle.
Una paura che mi ha fatto raggiungere anche le immense distese della Patagonia invece di avere il coraggio di fermarmi e di vivere con semplicità il mio presente.
E così i miei vari tentativi di fuga sono sempre falliti, ma sono diventati dannatamente catartici, perché il mondo stesso mi ha portato alla fine dentro di me: le prove che ho affrontato sono state tali da costringermi a riconoscere tutte le mie contraddizioni, le incertezze, chi ero veramente.
Fuggendo da me stesso è stato il mondo stesso a farmi da specchio e inevitabilmente mi sono riconosciuto, pezzo dopo pezzo, in ogni angolo del pianeta.
Quando finalmente ho deciso di dare un senso al mio presente, a quello che vivevo ogni giorno, a quello che avevo tra le mani, ho fatto pace con me stesso.
Ho finalmente capito che la mia casa non era un luogo, ma uno stato d’animo.
Dunque ho bussato a quella porta accanto a me, che da sempre aspettava un mio segno e sono entrato in quell’unico posto che mi apparteneva.
Ora, qui dove sono, mi sento accolto e sostenuto, sento di poter mettere radici profonde perché questa terra mi chiama ogni giorno, mi protegge, mi nutre.
Ora le mie incertezze sono divenute i più grandi punti di forza su cui puntellare l’intera esistenza.
Non sento più il disagio di non appartenere al luogo dove vivo.
Dove abito ora scelgo sempre chi e cosa desidero, muoio e resuscito ogni giorno.
Ho trovato il modo di riconoscere il mio posto nel mondo, di apprezzare quel luogo, unico e vicino a me, che chiamo finalmente casa”.