Non Smettere Mai di Sognare ad Occhi Aperti

DAVIDE DONGHI
3 min readMay 31, 2020

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Se ho fatto bene il mio lavoro, leggerai fino alla fine di questo articolo.

Ma probabilmente non lo farai.

Da qualche parte nel mezzo della prossima frase la tua mente si allontanerà.

Eh già, Le menti vagano e anche la tua.

Si distraggono, ti fanno sognare ad occhi aperti.

La tua testa è tra le nuvole, mentre invece sei concentrato a fare tutt’altro.

Potrebbe essere una brutta notizia, ma alcuni studiosi affermano il contrario.

Infatti per almeno metà della nostra vita la mente si distacca dalle incombenze quotidiane, anche se in realtà non stacca mai veramente perfino mentre è dedita a vagare lontano dal compito assegnato.

Michael C. Corballis, psicologo e neuroscienziato neo-zelandese, con il libro “La mente che vaga”, ci mostra che l’oscillare della mente fra concentrazione e distensione affonda le sue radici in una disposizione biologica, la quale presenta diversi aspetti costruttivi e adattativi.

Sembra proprio che le nostre menti siano progettate per vagare, indipendentemente dal fatto che lo vogliamo o no.

Insomma alla fine è una buona notizia per i distratti, cioè per tutti noi.

Distrarsi non è un male, anzi. È salutare, è necessario, è un bene.

Senza distrazione non c’è pensiero e neanche creatività.

Lo diceva anche Steve Jobs: la creatività è il risultato di un collegamento inusuale, significa vedere qualcosa che non c’era. Il che si ottiene proprio con la distrazione; con il vagare della mente.

Ma la divagazione mentale gode ancora di cattiva fama; prosperano le forme di meditazione concentrata, mindfulness, in cui si dirigono i pensieri dentro di noi e si resta ancorati al presente.

Tutto sbagliato, dice lo psicologo neozelandese, o almeno non bisogna fare solo quello.

Serve sempre una buona dose di distrazione.

Il cervello è un po’ come una piccola città, in cui brulicano persone assorbite nelle proprie faccende. Quando c’è qualcosa d’importante, come una partita di calcio, la gente si riversa allo stadio, mentre il resto della città appare silenzioso. Ma in realtà quelli che non vanno allo stadio si stanno dando sempre da fare in altre direzioni.

Perciò quando la mente non è concentrata su qualche evento, vaga. Vagare non è solo un andare a zonzo liberamente. Può essere un’attività soggetta a controllo. Ad esempio, quando riviviamo ricordi passati o pianifichiamo attività future. Sono queste le distrazioni preordinate.

Ci sono poi anche quelle involontarie, cui il libro è in gran parte dedicato: il sogno e le allucinazioni, sia quelle derivate da stati alterati della mente che quelle indotte mediante droghe.

Ma c’è anche un’altra straordinaria divagazione: l’empatia. Ovvero entrare nei panni degli altri. Anche questo è un vagare con la mente.

Infine esiste la divagazione che diventa racconto. Che è quella a cui sono particolarmente legato a livello personale perché è il vagare che mi rappresenta di più.

Corballis ritiene infatti che molto del nostro vagare con la mente sia narrato sotto forma di storie.

La mente umana possiede una grande capacità di costruire racconti complessi e di condividerli con gli altri mediante il linguaggio: «Il vagare con la mente è nelle mani o nella voce di chi racconta storie; chi ascolta o chi legge è davvero trasportato in un viaggio guidato » sottolinea nel suo libro.

Alla fine possiamo affermare che anche la distrazione stessa è una speciale forma di concentrazione, e viceversa.

Se allora ti ritrovi con la testa tra le nuvole mentre stai leggendo il mio articolo, non preoccuparti.

Alla fine lo capirai anche meglio.

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Written by DAVIDE DONGHI

Writer, Author, Psychologist, Career Coach

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