Perché (Non) Dovremmo Assumerti?

DAVIDE DONGHI
3 min readMay 25, 2020

--

PERCHE’ DOVREMMO ASSUMERTI ?

E’ indubbiamente una delle domande più inflazionate nel mondo della selezione e proprio per questo quella che provoca le risposte più preparate, spesso vaghe e per niente autentiche.

Addirittura, se si fa una ricerca su internet, le varie testate online e le stesse società di selezione e agenzie per il lavoro propongono articoli su come rispondere alla domanda che secondo loro mette tutti in difficoltà.

E per finire ti propongono vari modi per rispondere e lasciare il segno nell’intervistatore.

Roba da matti!

E’ come se ad un esame universitario il professore ti chiedesse: “perché dovrei promuoverti”, e tu lo convincessi con argomentazioni così esaustive a tal punto da essere promosso senza neanche aver toccato libro e sapere di cosa si trattasse l’esame stesso.

Si rischia davvero di perdere il focus sul candidato, sulla persona e sui reali aspetti rilevanti o meno per ricoprire il ruolo vacante, trattando inoltre le persone poco intelligentemente e non dando loro la giusta attenzione e merito.

Questa non è la strada giusta. E’ la guerra sbagliata da combattere.

Trattare invece i candidati alla pari e con rispetto ponendo domande intelligenti e non scontate significa dare loro l’opportunità di raccontare effettivamente ciò che pensano affinché si possano mostrare per quello che sono, o che non sono, consentendo conseguentemente ai selezionatori di valutare la loro personalità, motivazione e attitudini reali.

La vita non è un gioco a quiz, ma è caratterizzata dal non sapere, dall’incertezza sul futuro e non si può pensare di essere sempre pronti a rispondere per dimostrare il proprio valore o di pretendere questo dagli altri.

Per cambiare dobbiamo ripensare a quali domande porre e come nell’intervista di selezione per stimolare i candidati a dire la verità.

Dunque sarà cruciale, da parte degli intervistatori, strutturare domande alle quali chi cerca di essere assunto potrebbe non essere pronto a rispondere.

Un modo che lo spinga a riflettere e a mettere in luce i vari aspetti della propria persona.

Se ripensiamo alla nostra famosa domanda di partenza, potremmo provare ad esempio a chiedere:

PERCHE’ (NON) DOVREMMO ASSUMERTI?

Questa semplice trasformazione della domanda più inflazionata nella storia della selezione, potrebbe funzionare meglio e riuscire a mettere a nudo chi ti sta davanti.

In questo caso la maggior parte delle persone non sono preparate a dare risposte.

La domanda capovolta costringe quasi a cercare di squalificarsi dalla posizione lavorativa in oggetto, il che consente al candidato di uscire fuori dallo schema automatico di presentarsi a tutti i costi positivamente.

Messa così, viene interpretata infatti come se fosse: “QUALE E’ LA TUA PIU’ GRANDE DEBOLEZZA ?”

Ciò confonde, e la maggior parte degli individui si sente totalmente preso alla sprovvista e ha difficolta a rispondere.

Ma é meglio così.

Coloro che proverranno comunque a rispondere, anche se con difficoltà, avranno l’opportunità di raccontare storie più autentiche e di farsi conoscere trasparentemente in modo da dare al selezionatore le informazioni corrette per poi decidere.

E’ questo ciò a cui si deve mirare.

E’ d’obbligo, ormai, per candidati e selezionatori cercare di fare un passo indietro per un bene comune.

Infatti ciò svolge anche una funzione sociale importante di orientamento e supporto professionale e non solo di selezione.

Si deve tornare a privilegiare la verità in entrata e il feedback in uscita, che al giorno d’oggi sembrano diventati tutt’altro che scontati, ma sempre cruciali per perseguire una cultura basata sulla persona.

--

--

DAVIDE DONGHI
DAVIDE DONGHI

Written by DAVIDE DONGHI

Writer, Author, Psychologist, Career Coach

No responses yet